Ora che la Consulta si è espressa sulla legge elettorale, Salvini deve dar slancio al suo progetto. La possibilità di premio di maggioranza solo al raggiungimento del 40% indirizza verso un proporzionale nel quale i principali partiti correranno ognuno per conto suo rinviando la creazione di una coalizione di governo solo dopo le urne.
Il sud per Salvini è dunque un passaggio inevitabile per darsi la dimensione nazionale necessaria oggi per collocare la Lega come forza in grado di competere in Italia poichè Pd e 5 Stelle costituiscono al momento due grossi blocchi da 27-30% l’uno e Berlusconi si è spostato al centro per restare agganciato al carro dei poteri UE. E anche se l’ex Cavaliere dovesse riproporre la formula del centrodestra per presentare un listone che competa con gli altri due (senza molte chance di successo), l’elezione dei parlamentari tramite preferenze rischierebbe di ridurre al minimo la delegazione leghista, poichè il Carroccio – per sua natura – prende molti voti di lista ma poche preferenze personali. Meglio dunque andare da soli.
Il sud è però una strada piena di trappole che potrebbero fare molto male a Salvini. Dunque, va affrontato con grande attenzione e delicatezza. L’esistenza di Noi Con Salvini impedisce infatti al leader leghista di giocarsi la carta della novità, essendo già formalmente sbarcato al sud ormai da molti mesi con un esperimento che però non ha dato grandi frutti.
La prima trappola sono le Primarie. Salvini le vuole perchè sa di essere l’unico leader riconosciuto dall’elettorato di destra. Ma al sud, diversamente che al nord, il consenso non si traduce automaticamente in voti. Soprattutto senza un movimento radicato in quelle terre. Soprattutto alle Primarie, dove va a votare più il Sud che il Nord e dove l’affluenza è data più da “pubblico interessato” che da gente comune. Paradossalmente un Fitto o una Meloni potrebbero sconfiggerlo semplicemente ricorrendo all’aiuto dei famosi collettori di preferenze.
La seconda trappola sono le Preferenze. Ambito che al sud vede un alto tasso di infiltrazione criminale. La Lega Nord non conosce quei contesti, le loro dinamiche e le loro popolazioni: puntare su chi ha molte preferenze può essere controproducente se non si ha chi verifica come e perchè queste possono arrivare. Pescare qualche delinquente è contrattempo che in politica può capitare, ma eventuali scandali al primo giro genererebbero una campagna mediatica contro il progetto salviniano (vedasi 5 Stelle a Roma).
La terza trappola sono le Clientele. Quelle che nella maggior parte dei casi garantiscono le preferenze. La vera difficoltà al sud è capire chi crea consenso e chi invece muove clientele. I primi magari prendono meno voti personali ma se sanno fare opinione permettono al movimento di crescere; i secondi sanno rivolgersi alle clientele per ottenere preferenze personali ma non fanno crescere il movimento e anzi la ostacolano. I partiti neonati fanno gola ad esempio a politici finiti nell’angolo e però possidenti residui di vecchi feudi utili per reinserirsi tramite partiti neonati – sfruttandone il vuoto, necessità di voti e mancanza di concorrenza – per ottenere l’elezione. Ma se i meridionali, nonostante tutto, iniziano a rivolgersi alla Lega è proprio perchè non vogliono più finire nelle mani di queste persone.
La soluzione è affidare lo sbarco a una squadra di scout. Persone che sappiano che cosa bisogna cercare e soprattutto che abbiano conoscenza degli ambienti nei quali si deve andare. Per convincere e valutare un meridionale, bisogna conoscerne la mentalità. Idem con quelli di destra e così via. Questi scout devono andare a caccia di giovani: i giovani non sono riciclati della politica ed è meno probabile che possiedano clientele; rappresentano la novità e la rottura rispetto allo status quo di cui Salvini si fa portatore; non sono all’ultima spiaggia e dunque si può loro proporre, più che la garanzia di posto sicuro oggi, la garanzia di crescita domani se fanno bene oggi. L’odore di successi immediati rende infatti molto più probabile l’assalto alla diligenza da parte di chi va tenuto lontano; l’odore di progetti a medio-lungo termine allontana gli sciacalli e fa selezione all’ingresso.
L’obiettivo dello sbarco al sud di Salvini non deve essere la rincorsa di un successo subito, perchè questo facilmente si tradurrebbe in un flop e – qualora invece avvenisse – sarebbe presagio di qualcosa di brutto (l’1% o il 20% al sud al primo giro sono entrambi risultati negativi: nel primo caso significa aver puntato su gente incapace, nel secondo su gente poco pulita). L’obiettivo deve essere semmai puntare a una piccola crescita graduale e duratura. Soprattutto visto che la nuova legge elettorale probabilmente favorirà l’inciucio Renzi-Berlusconi per un governo di larghe intese, con la Lega inevitabilmente all’opposizione.
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