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CI SONO ANCORA I TEDESCHI DI UNA VOLTA

Di seguito il reportage fatto da Il Giornale sulla manifestazione di Pegida a Dresda, alla quale ho partecipato intervenendo come  invitato referente per la Lega Nord. 

Dresda. “Siamo tedeschi! Riprendiamoci il nostro futuro! Siamo un unico popolo” urla dal palco Lutz Bachmann, leader di Pegida. “Wir sind das Volk! Noi siamo il popolo” gli rispondono con un boato le 30mila persone che hanno riempito la piazza dell’Opera di Dresda per festeggiare il primo compleanno del movimento.

Il centro della città è gremitissimo. Tantissime persone ascoltano in religioso silenzio i discorsi che provengono dal palco. Sventolando nel frattempo le proprie bandiere. Da quella tedesca nera-rosso-oro a quella russa, da quella ungherese fino a quella gialla della Sassonia. Quando però l’oratore di turno dice qualcosa di particolarmente rilevante il silenzio viene interrotto da fortissime grida di approvazione e da diversi slogan. “Resistenza”, “riprendiamoci il futuro”, “stampa bugiarda”. “Sono gli stessi slogan che cantavo 25 anni fa, quando manifestavo in questa piazza a favore della riunificazione della Germania” spiega un elegante signore sulla cinquantina. “Al tempo il regime comunista non ci permetteva di avere voce in quanto tedeschi, oggi questo governo fa la stessa cosa. E per questo questo nella Germania orientale siamo in tantissimi a sostenere Pegida”.

Pegida, acronimo di “Patrioti contro l’islamizzazione dell’Occidente”, si è dato appuntamento per festeggiare il suo primo anno di nascita. “Quando nascevamo eravamo solo un piccolo gruppo di comuni cittadini, che mai avevano fatto politica, che si davano appuntamento su Facebook per protestare contro la massiccia immigrazione islamica che la Germania sta vivendo”, spiega Goetz Kubitschek, uno die leader. “Col tempo, peró, siamo diventati molto di piú. Non una protesta contro una singola battaglia, ma la cassa di risonanza di problemi profondi che tantissimi tedeschi sentono ma che nessun partito ha il coraggio di rappresentare”.

E quali sono questi problemi per i quali cosi tante persone si lamentano? “Prima di tutto i tedeschi soffrono di non potere essere fieri della propria identitá, della propria storia e delle proprie tradizioni”, continua Kubitschek. “I media e i politici continuano a bombardarci di messaggi negativi, dicendoci che visto che i nostri nonni sono stati nazisti dobbiamo redimerci accettando ogni immigrato del pianeta, anche quando é sotto gli occhi di tutti che queste politiche migratorie stanno portando al collasso della tenuta sociale”. E come fate per protestare contro tutto ció? “Ci diamo appuntamento su Facebook e ogni settimana organizziamo una manifestazione in una diversa città tedesca. Dalle poche decine che eravamo partiti riusciamo oggi a mobilitare fino a 40mila persone alla volta e con grande continuitá. Guardi che roba” dice indicando la folla. “Sono tutti cittadini comuni”.

La folla è molto eterogenea. Non manca qualche testa rasata, che é peró in nettissima minoranza rispetto alle mamme, ai papá, ai nonni e ai bambini che, mano nella mano, ascoltano sileziosamente il comizio. Un popolo silenzioso che, da un anno a questa parte, ogni lunedi è sceso in piazza a protestare, mobilitando in ogni occasione dallle 10mila alle 40mila persone. La stampa tedesca e internazionale inizialmente non esitava a definirli come di estrema destra. In realtá piú che un raggruppamento di estremisti si tratta di un movimento che, inizialmente, sembrava essere simile a quello italiano dei “forconi”. Nessuna organizzazione partitica e nessun leader con esperienze politiche, ma solo un gruppo di cittadini trovatosi su Facebook che ha deciso di scendere in piazza. Se i forconi hanno peró avuto vita breve, Pegida festeggia invece un anno di nascita e si accredita per essere un soggetto politico di primo piano e la piú forte concorrenza ad Angela Merkel. Pur non essendo un partito si è presentato alle scorse elezioni comunali di Dresda, ottenendo il 12% dei consensi cittadini e superando ogni partito sia di destra che di sinistra che si opponga alla grande coalizione tra cristiano democratici e socialdemocratici.

Nonostante il grandissimo successo di Pegida nella zona orientale del Paese, il suo radicamento è rimasto circoscritto nei territori della ex Germania dell’Est. Le sue roccaforti sono Dresda, Lipsia, Erfurt. Nella Germania occidentale, invece, a marciare sotto i vessilli di Pegida sono soprattutto gruppi di estrema destra, limitati numericamente e isolati dalle masse popolari. A spiegare come sia stato possibile un così forte radicamento nei territori della ex DDR è lo storico e germanista Gian Enrico Rusconi, nel suo saggio “La reinvenzione della Germania”. In esso viene spiegato come i tedeschi orientali abbiano una forte tradizione di rivendicazione della propria identitá. Giá, nel 1989, infatti, il Muro di Berlino era stato abbattuto a seguito anche di un movimento di protesta di massa che si era posto come il soggetto collettivo trainante e dirompente, con conseguenze politiche decisive. Al tempo i tedeschi protestavano perché chiedevano maggiore partecipazione politica del popolo (Wir sind das Volk) rappresentato dalla burocrazia del regime comunista. Essi rivendicavano di essere un unico popolo chiedendo uan Germania unita e “non lo spostamento delle basi Nato al confine con la Polonia, come poi invece é avvenuto”.

Oggi le richieste di maggiore partecipazione politica sono le stesse. “I tedeschi orientali si sentono traditi dalle promesse dei politici e chiedono una nuova forma di rappresentanzae per questo ogni giorno che passa sonopre piú dalla nostra parte” spiega Tatjana Festreling, consigliere comunale di Pegida eletta alle scorse elezioni a Dresda. “Le istituzioni peró continuano a ignorare le nostre istanze. Per questo è per noi importante stringere amicizie internazionali e mostrare a tutti che abbiamo gente che ci segue da tutto il mondo”. Per il primo compleanno del movimento gli ospiti invitati a parlare dal palco provengono infatti da tutta Europa. Nessun esponente di movimenti radicali extraparlamentari di destra, ma esponenti di partiti politici riconosciuti e rappresentati, interessati dal forte consenso popolare che le battaglie di Pegida riscuotono tra i tedeschi. Inglesi, olandesi, polacchi, ungheresi, cechi, austriaci e anche italiani.

A parlare dal palco, infatti c’è anche una rappresentanza della Lega Nord capeggiata da Vincenzo Sofo. Milanese di origini calabresi, Sofo è un uomo fidato di Matteo Salvini, dal quale ha ricevuto il compito di rappresentare la Lega in Germania. “In Italia le stesse battaglie di Pegida sono combattutte dalla Lega Nord” urla dal palco ricevendo un grosso boato. “Vogliamo costruire un fronte identitario per opporci all’Europa della Merkel e delle banche”.

È possibile che in futuro la Lega e Pegida creino progetti politici condivisi? Sofo e Festerling non lo confermano ma neanche lo escludono. “La nostra amicizia con Pegida è nata lo scorso febbraio, quando Salvini ne invitó una delegazione alla manifestazione che si tenne a Roma” racconta Sofo. “Da allora i nostri contatti sono quotidiani e ci rendiamo conto ogni giorno di piú che abbiamo tantissimi obiettivi in comune”. Per Festerling la Lega sarebbe un compagno ottimale di Pegida. “Abbiamo tanti punti in comune, soprattutto per quanto riguarda la valorizzazioni delle autonomie locali. In Sassonia sempre piú persone parlano di secessione dalla Germania, come faceva la Lega, anche se per motivi diversi. I legisti volevano staccarsi dall´Italia perché non si sentivano italiani. I sassoni vogliono staccarsi dalla Repubblica Federale perché non la ritengono essere abbastanza tedesca”.

La manifestazione finisce e i politici intervenuti da tutta Europa si scambiano biglietti da visita promettendo di creare insieme un fronte unico di patrioti. I cittadini, invece, abbandonano la piazza in un religioso silenzio, interrotto di tanto in tanto dagli applausi nei confronti della polizia, che ringraziano di permettere loro di esprimere la propria opinione e di averli difesi dai 5mila contestatori giunti dall’Ovest per cercare di boicottare l’evento. Venendo peró tenuti a distanza di sicurezza.

Luca Steinmann per Il Giornale

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