Lambrate è oggi un quartiere in bilico tra il degrado in cui vive e lo splendore in cui potrebbe vivere. Per una settimana all’anno, durante la Design Week, gode di un’attenzione turistica e mediatica che la porta ad essere un centro della città con mille eventi e migliaia di persone che giungono da tutte le parti. Spente le luci del Fuorisalone, ripiomba però nelle solite problematiche di degrado e sicurezza da periferia.
Per sottrarre una volta per tutte Lambrate da questo destino, è necessario trovare un motore di sviluppo che le consenta di restare al centro dell’attenzione tutto l’anno. Se il design resta un settore ormai intrinseco nella Zona Tortona ed esportabile altrove solo per periodi di tempo circoscritti, c’è un altro ambito che sta permeando spontaneamente in quel territorio: la musica dal vivo, in particolare il jazz.
Il circuito Area M
Un fiorire di iniziative private che pian piano sta coinvolgendo locali, teatri, orchestre e associazioni le quali stanno cercando di costruire un vero e proprio circuito che abbia come comune denominatore la musica jazz e come eventi aggreganti dei festival di settore, tanto da catturare l’interesse di istituzioni private (vedi Fondazione Cariplo) che già sono scese in campo per supportare questa idea.
Idea che però per sbocciare in qualcosa di solido deve essere presa in mano dal Comune, che da questa iniziativa privata può partire per realizzare un vero e proprio distretto del jazz.
Come? Innanzitutto investendo nella valorizzazione dell’auditorium di via Valvassori Peroni, di proprietà comunale e intitolato proprio con il cognome di un noto jazzista (Cerri), per farlo diventare il luogo di riferimento attorno al quale sviluppare il resto. Dopodiché incentivando l’apertura di locali che facciano musica dal vivo, attraverso agevolazioni per i lavori di adeguamento del locale, facilitazioni della concessione del tipo di attività, abbassamento della tassa sui dehors. E poi favorendo gli spettacoli di strada attraverso un programma mirato a diffondere non solo in centro ma anche nelle periferie le esibizioni dei cosiddetti “buskers” (artisti di strada), attingendo in particolar modo dagli studenti del Conservatorio. Infine, attraverso l’organizzazione periodica di un festival jazz internazionale che consenta di affermare in Italia e all’esterno il nome di Lambrate come meta di riferimento nel settore.
In questo modo, si creerebbe un interesse attrattivo tale da portare un indotto sul territorio che durerebbe tutto l’anno e non solo una settimana. Generando economia, cultura, vita, turismo. La New Orleans d’Europa.
Il New Orleans Jazz Festival
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