Diverse centinaia di attori di doppiaggio e diverse centinaia tra tecnici specializzati, traduttori, dialoghisti e operatori vari. Più tutta una flotta di soggetti freelance. Diverse centinaia più diverse centinaia fanno un paio di migliaia di persone. Sono quelle che compongono il settore del doppiaggio milanese, un settore che ha fatto storia, che per mezzo secolo ha creato artisti, professionalità e eccellenze esportate in tutta Italia. Dando lavoro a un paio di migliaia di persone e dunque, considerando le rispettive famiglie, dando sostentamento a diverse migliaia di persone. Tutte a Milano.
Tutte persone che questo stipendio e questo lavoro lo stanno perdendo. Perché il settore del doppiaggio milanese sta scomparendo sotto il silenzio della politica, a furia di chiusura di imprese.
Motivo? A Roma l’eccellenza milanese non piace. Intralcia l’enorme circo romano fatto di sprechi e monopoli. Il settore del doppiaggio e della postproduzione milanesi, al quale l’estero riconosce maggiore innovatività qualità ed efficienza, sta scomodo.
Soprattutto alla Rai, a quanto pare. Alla quale viene attribuita la colpa di aver progressivamente svuotato la sua sede lombarda riaccentrando ogni cosa nella Capitale, per concentrare in questa città tutte le commesse, tutte le risorse e tutto il lavoro. E al resto d’Italia ha lasciato il canone da pagare per mantenere questo circo.
Succede infatti, raccontano le vittime di questo meccanismo perverso, che le commesse per produzioni televisive vengano assegnate con il contagocce agli operatori milanesi e comunque, anche quando vengono loro assegnate, in un modo si esige che siano “Made in Roma”. Costringendo all’aumento dei costi le imprese e a una vita da pendolari (con aumento di costi) gli artisti. Che dunque sono costretti o a smettere di lavorare o ad andarsene da Milano.
Restano le emittenti private (guarda caso quelli che all’efficienza e alla qualità stanno più attenti del settore pubblico) ad affidarsi al comparto milanese. Ed è assurdo, parola del leghista “talebano” Vincenzo Sofo, che finiscano per essere i privati a tenere in vita ciò che la nostra politica sta ammazzando. Perché essendo la Rai gestita dalla politica, se ne deduce che tutto stia avvenendo su consenso del governo. E sicuramente, tutto con il silenzio assordante del Comune di Milano, che, come ha ben detto il candidato sindaco Stefano Parisi, forse è troppo impegnato a chinare la testa al suo padrone – al secolo Matteo Renzi – per fare un’azione politica a difesa del proprio territorio e del proprio tessuto produttivo. Consentendo così un massacro economico e culturale per la nostra città.
Eh già, anche culturale: perché molti sono gli attori che usano il doppiaggio per garantirsi gli introiti per finanziare il proprio percorso artistico. Milano capitale? Mica tanto.
(tratto da Affari Italiani)
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