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L’IMPORTANZA POLITICA DELL’AMORE SOLIDO

Le relazioni sentimentali sono il tema del quale si dovrà occupare la politica nel prossimo futuro. La società occidentale, infatti, nel suo processo di distruzione di ogni forma di collante sociale (che è passata dalle istituzioni politiche alle istituzioni spirituali fino all’istituzione primordiale, la famiglia) si trova ora davanti all’ultimo canale di socialità a disposizione dell’individuo per non restare isolato: le relazioni sentimentali, appunto.

Oggi l’amore è in crisi e la cosa preoccupa persino i sociologi. In questi giorni Repubblica ha riproposto una vecchia intervista a Zygmunt Bauman – “Le emozioni passano, i sentimenti vanno coltivati” – che lancia l’allarme sul problema del momento: la fugacità dei rapporti. L’amore sta al sentimento come l’innamoramento sta all’emozione. Ed è la caccia imperterrita a quest’ultima che oggi ci frega, rendendoci esseri singoli sempre in corsa per collezionare sensazioni, che siano sempre nuove sempre forti sempre diverse. Perché noi, oggi, pretendiamo di essere sempre al top. A costo di cocaina.

L’amore invece è altra cosa. E’ lavoro impegno costanza continuità fatica. E’ smettere i panni del broker di Wall Street per vestire i panni del contadino. Che quando ha individuato il terreno che può dare buoni frutti, con pazienza lo ara, lo coltiva, lo cura e poi ne raccoglie e della raccolta si nutre. Dà la vita al terreno perché sa che quel terreno gli darà la vita. E per questo se ne cura non solo sotto il sole ma anche sotto le intemperie. L’amore è legare due esseri in una cosa sola e tenerla in piedi a costo di rinunciare ad altre sensazioni, anche se nuove anche se forti anche se diverse.

L’amore è continuità e qui sta l’importanza che riveste politicamente. Se gli innamoramenti vanno e vengono e sono intercambiabili, l’amore richiede tempo e questo tempo ha una funzione educativa. Il tempo ti prende per mano con la scusa dell’innamoramento e ti insegna la carità, la dedizione verso il prossimo, il dono e il sacrificio di te per l’altro. E’ questo esercizio costante di carità partito dall’innamoramento che crea l’amore.

L’amore, oltre che lezione di vita, è anche esempio. Perché è un sentimento che non ci si riesce a tenere dentro: sentiamo tutti il bisogno di esternalizzarlo da tanto felici siamo di provarlo. E chi a questa manifestazione assiste ne viene talmente travolto che inizia a provar desiderio di emulazione. Pensateci: quanti, osservando i nonni ancora colmi di cure e sorrisi reciproci nonostante i tantissimi anni di unione, esclamano di ambire ad esser come loro? Quante, vedendo le proprie amiche metter su famiglia, fremono dalla voglia di darsi da fare anche loro?

La politica dovrebbe dunque occuparsi d’Amore e farne perno della società che governa. Perché la politica, che oggi fa a gara per chi è più paladino dei diritti del desiderio, dovrebbe accorgersi che non è il desiderio – effimero e mutevole – a tenere in piedi una comunità, ma l’amore solido. Quello che oltrepassa passioni del momento e si rimbocca le maniche per restare in piedi sopra le rovine. Questo è l’humus che tiene in piedi la baracca, ovvero la famiglia, ovvero la cellula base di ogni società. In questo cantiere ci si educa alla perseveranza, al rispetto, alla generosità, al dono, alla solidarietà, all’interazione e alla cura. Tutti elementi imprescindibili per una vita pubblica sana.

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