Il panorama culturale di destra sta facendo più danni della Generazione Erasmus. Probabilmente ossessionato dal complesso di inferiorità nei confronti della cultura di sinistra, senza accorgersene è finito a imitare la sinistra stessa, sfornando un esercito di nerd da biblioteca sempre più sulle nuvole e sempre meno sulla vita vera. Scimmiottando l’elite radical chic, ha deposto l’ascia e ha messo in bocca la pipa, senza pensare al fatto che se la sinistra può permettersi la pipa è perchè si è prima fatta largo con l’ascia.
Il panorama culturale di destra oggi è proprio come la Generazione Erasmus. Sviscera analisi minuziose sulle vicende estere anche dei posti più sperduti, perchè parlare di Siria fa più figo che parlare di Italia come parlare inglese fa più figo che parlare italiano. La geopolitica è una materia sicuramente importantissima ai fini della politica nazionale, ma lo è in quanto complemento di quest’ultima nei termini in cui ciò che accade fuori può influenzare le nostre dinamiche interne. Proprio come sapere l’inglese è importante nei termini in cui ti consente di comunicare con uno straniero. La nuova aspirante intellighenzia di destra oggi invece utilizza la geopolitica come rifugio dalla paura di affrontare la politica interna e dunque le proposte concrete, così come la Generazione Erasmus oggi utilizza i neologismi inglesi come maschera per celare l’ignoranza nell’italiano e dunque l’erroneo uso del congiuntivo.
Perchè il panorama culturale di destra oggi non è capace di parlare di politica vera. Quella che incide sulla quotidiana vita delle persone. Non ha ereditato idee e non ha il coraggio di idearne. E’ tutto un ANTI, anche qui finendo per imitare i prodotti più tipici della cultura di sinistra: l’antifascismo e l’antiberlusconismo. E questo la condanna all’inconsistenza: non potrà mai diventare classe dirigente di un Paese una realtà che non è in grado di esprimere proposte sugli ingranaggi che muovono il suo sistema, dal sociale all’economia alla sanità alla sicurezza all’ambiente e così via fino ad arrivare alla cultura.
Perchè il panorama culturale di destra non sa fare neanche cultura. O meglio, non sa diffonderla. Finchè se la canta e se la suona, tutto bene. Ma non vuole farla uscire dal recinto e la condanna così all’inconsistenza. Preferisce far di se stessa un’auto di collezione da tenere in garage piuttosto che un’auto da competizione in grado di vincere la gara. Preferisce farsi bella piuttosto che utile e giustifica ciò dicendo che è troppo pura per sporcarsi con l’esterno. Risultato è che di questa cultura non c’è traccia nei teatri, nei concerti, nei cinema, nelle radio, nelle televisioni e in realtà neppure sui giornali, a parte quei pochi recinti che le vengono concessi per esporsi come si fa con gli animali in via di estinzione allo zoo.
Tutto il panorama culturale di destra è recintato nella commemorazione, nella rievocazione e nell’autocelebrazione. Tutto si esaurisce in libri autoprodotti, blog autoprodotti, conferenze autoprodotte. Tutto rigorosamente destinato sempre allo stesso pubblico di pochi intimi e tutto rigorosamente tenuto lontano dal mainstream, che però è aihmè lo strumento che conta per influenzare davvero le cose. E finchè sarà così non vi sarà speranza di creare figure che prendano le redini dei teatri, dei musei e delle istituzioni culturali che contano.
Anche perchè il panorama culturale di destra si è preso il vizio di snobbare la politica, perchè avere a che fare con la politica oggi non è chic (e perchè fare i duri e puri è molto chic). Tuttavia la politica è quella che la cultura dovrebbe avere l’obiettivo di influenzare, oltre che quella che – piaccia o no – nella cultura decide chi e che cosa sostenere. Motivo per cui, chi si esenta di tingere le sue mani nella politica, si condanna a essere ininfluente, inconsistente e dunque totalmente inutile. Un atto di narcisismo che sarebbe anche legittimo, se non fosse che così condanna il patrimonio di idee che facendo cultura si è preso in carico di portare avanti.
Il migliore esempio da prendere è Pietrangelo Buttafuoco. Uno che il mainstream non lo fugge ma lo cavalca, che si tinge le mani, che la politica la invoca la coinvolge e talvolta la influenza. E che facendo tutto ciò non ha abbassato il suo livello ma ha permesso al livello alto di arrivare fino ai bassifondi. Perchè parla di geopolitica e metafisica alla pari dei problemi quotidiani e così facendo è diventato uno da case editrici nazionali, televisioni nazionali, giornali nazionali, teatri nazionali.
La strada da seguire è smettere di fare i fighetti e creare sempre più Buttafuoco, da far crescere da spingere e da fare in modo che domani possano diventare firme importanti, direttori di musei e di teatri, artisti di fama, dirigenti della pubblica amministrazione, politici. Rifletteteci, perchè ieri da Obama ci sono andati Renzi, Benigni, Sorrentino e Cantone… che noi sfottiamo ma che intanto sono i politici, gli artisti, i produttori di cultura e i dirigenti che oggi stanno facendo l’Italia.
Vincenzo Sofo
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