Nei giorni scorsi una bambina inglese è stata sottratta ai propri genitori naturali a causa di una situazione famigliare particolarmente problematica e data in affidamento a una famiglia adottiva. Che però era musulmana di stretta osservanza e ha iniziato – si legge – a educare la bambina secondo le proprie usanze, facendole imparare l’arabo e togliere il crocifisso nonchè impedendole di mangiare carne di maiale. Il che ha destato polemica internazionale.
Il giudice ha così revocato l’affidamento alla famiglia musulmana facendo tornare la bambina inglese da sua nonna poichè “era nel migliore interesse della bambina vivere con un membro della famiglia che poteva promuovere il suo benessere e soddisfare le sue esigenze anche in termini di etnia, cultura e religione”. E così l’ha fatta tornare dalla nonna.
E questa conclusione è l’unica cosa sensata di tutta la vicenda, messa in atto peraltro – si legge – da un magistrato musulmano. Mentre chi ha fatto l’ennesima brutta figura è il sistema di pensiero del nostro tempo, andato ancora una volta in cortocircuito dimostrandosi liberal ed egualitario a intermittenza. Oltre che profondamente ambigua.
I liberal ci hanno insegnato che il desiderio di adottare è un diritto da garantire a tutti perchè tutti devono essere liberi di poter avere per le mani dei figli. Ma se questa è la logica invocata dai paladini del “qualunque cosa è un diritto e dunque spetta a tutti”, allora è evidente che questo diritto debba essere riconosciuto anche ai musulmani.
I liberal ci hanno detto che le adozioni gay sono giuste perchè l’unica cosa che conta è l’amore che una coppia è in grado di trasmettere ai figli e il sentimento affettivo è indipendente dall’orientamento sessuale. Ma anche dalla fede religiosa. Ma se questa è la logica, anche una coppia musulmana trasmette amore ai figli ed è in grado di allevarli.
Il liberal sostengono che piuttosto che in orfanotrofio, meglio a due genitori dello stesso sesso. E in effetti questa è una riflessione che fanno in molti. Ma se la logica è quella del meno peggio o del “piuttosto che niente, meglio piuttosto”, allora è evidente che piuttosto che un bambino cristiano ma senza cibo meglio un bambino musulmano ma ben nutrito.
Poi però c’è il fattore sociale e culturale, quello chiamato in causa dal giudice. Ossia la necessità di ogni bambino di essere allevato ed educato mantenendo un radicamento e un armonia con quadro etnico culturale religioso e sociale nel quale è nato e ha vissuto le fasi iniziali della sua vita che – spiega la psicologia – sono poi quelle che ti danno l’impronta e ti marchiano l’inconscio.
La validità di questa tesi si riscontra sui risultati delle adozioni internazionali, le quali – sta emergendo – si stanno rivelando meno ottimali del previsto sul benessere psicologico dei bambini adottati, i quali in moltissimi casi crescendo manifestano in modo molto eloquente inquetudini e disagi dettati dall’essere stati sradicati dal loro contesto naturale, sebbene meno prosperoso economicamente.
Questa logica però, se vale sul piano culturale, deve valere ancor più su quello biologico. Perchè se è considerato non benefico per un bambino essere immerso in cultura usi e costumi musulmani quando è nato con cultura usi e costumi cristiani, come fa a essere considerato benefico per un bambino essere immerso tra due papà quando è nato con un papà e una mamma?
Kommentit