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vincenzosofo

PER LA LEGA E LA DESTRA ORA È PROPRIO UN BEL CASINO

A Milano ha vinto Sala, a Roma ha vinto la Raggi e il nome Matteo a questa tornata non è andato di moda. Tre elementi che messi insieme ci consegnano un bel casino da risolvere.

Il primo elemento, quello confortante, è che Renzi ne esce bocciato. Per trovare qualche cenno di successo del Premier, bisogna andare a Milano e a Varese dove – però – i due candidati hanno vinto solo per noia dell’elettorato avversario. Solo che Renzi esce sì bocciato, ma non a vantaggio di quella creatura malforme di nome centrodestra. Che anzi ne esce definitivamente massacrata. Fosse per Forza Italia e centristi, poco male sarebbe. Ma lì dentro si è infilata anche la Lega, scesa molto al di sotto delle aspettative.

La Raggi e Roma. Simbolo di quel che è avvenuto: il 5 Stelle ha oggi soppiantato la Lega in quanto a movimento popolare di riferimento. Il 5 Stelle oggi è visto come il nuovo e al 5 Stelle la gente affida il cambiamento. A nulla è servito che Salvini si precipitasse appena possibile nella Capitale… Noi con Salvini è rimasto sotto il 3%.

Sala e Milano. Laddove il 5 Stelle era fuori dai giochi e la Lega non aveva competitor, la gente ha preferito piuttosto restare sul divano facendo vincere per inerzia Sala, nonostante non piacesse. Se a Roma la gente votava per disperazione, a Milano la gente votava per proposta. Risultato: centrodestra uscito sconfitto e all’interno del centrodestra uscita sconfitta la Lega. Perché a Milano è vero che non esiste un elettorato di semplice protesta (motivo per cui la Lega non ha mai sfondato in città), ma è vero che a Milano esiste un elettorato di destra… che però non è stato sedotto (anzi) e quindi ha scelto di non andare a votare.

Dove sta il problema. Nella politica italiana oggi ci sono due vuoti: chi rappresenta il cambiamento e chi rappresenta la destra. Il primo ruolo ormai ce lo ha appunto fregato il M5S e hai voglia a dire “Tanto ora che dovranno governare si sgonfieranno” perché intanto il presente è loro e per farsi giudicare hanno cinque anni di tempo, un’era geologica in politica; e finchè saranno all’opposizione in Parlamento potranno giocare sulla battaglia del basso contro l’alto. L’altro vuoto resta la destra, spazio che Salvini era riuscito a occupare (facendo resuscitare il Carroccio dal 3% al 15%) ma che oggi ha perso un po’ per strada. E “la destra” significa circa 8 milioni di elettori in attesa di una casa, che però oggi – complice un Noi con Salvini desaparecido – non trovano.

Qual è la soluzione. Qualcuno ha provato a far credere che sia stato il fallimento del “fronte lepenista”. Peccato che non ci fosse nessun “fronte lepenista” né a Roma, dove il valzer Marchini-Bertolaso-Meloni è stato un pastrugno tragicomico, né tantomeno a Milano, dove Parisi ha passato tutta la campagna a denigrare la destra. La voglia di un “fronte lepenista”, o più semplicemente di una destra (conservatrice, non reazionaria), è anzi l’unica richiesta rimasta insoddisfatta e che ignorare ha dimostrato essere costoso in termini di consenso… 11% invece che 15% a Milano, 2% a Roma.

Che cosa serve. La verità è che la Lega oggi è vista solo come protesta e non come proposta. Se l’iniziale progetto della Lega dei Popoli, come confederazione di movimenti, aveva affascinato perchè rappresentava l’aggiornamento di una proposta politica che dava il senso di comunità, la scelta Lega 2.0/Noi con Salvini è vista ultimamente come un processo di personificazione di un progetto politico, al quale l’elettorato ha preferito il 5 Stelle proprio perchè – nato da una personificazione – si è dato l’immagine di squadra, trasformandosi in un movimento collettivo e orizzontale. E perchè, rispetto alla Lega, ha curato linguaggio e contenuti, passando da una campagna anti-tutto a una campagna propositiva e quindi più metropolitana e quindi più adatta a un pubblico borghese istruito ed esigente come quello che abita le città. Il 5 Stelle, elevando il linguaggio, ha guadagnato in autorevolezza… cosa che Milano ha ancora una volta negato alla Lega. Da qui dunque è imprescindibile ripartire: squadra, contenuti, linguaggio, proposte, progetto. Perchè Renzi è battibilissimo ma il problema ora è chi riesce a prendere il suo posto.

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