A vedere la raffica di interviste che si leggono in questi giorni sulle pagine dei quotidiani, sembra di esser tornati indietro di cinque anni in un sol colpo. Ai tempi il Pdl impose una candidatura a perdere, quella di una Letizia Moratti che aveva perso da tempo l’affetto dei cittadini, convinto all’interno delle sue segrete di aver già la vittoria in tasca. Con tanto di festeggiamenti per la vittoria di Pisapia alle primarie del centrosinistra, che a dire dei molti ‘cavalli di razza’ di allora sarebbe stato un competitor senza speranze. E allora tutti già a dibattere di candidature e addirittura di spartizioni di assessorati. Come poi andò a finire, tutti lo sappiamo.
Oggi il centrodestra milanese, o meglio ciò che ne resta, sta commettendo lo stesso errore. Orfani di una parte e dell’altra che iniziano a sgomitare annunciando liste e contenitori che altro non sono che lo strumento per potersi ricandidare. Ma di che cosa dovranno rappresentare quelle liste e quei contenitori, nessuno ne parla. Sembra che i pensieri del fu centrodestra siano piuttosto i seguenti: Forza Italia in caduta libera e che avrà dunque forti difficoltà a rieleggere i consiglieri uscenti; un NCD dissolto con i fuoriusciti che sgomitano per mettersi in piedi una civica dove candidarsi; candidati sindaco autoproclamati a caso, quando è fin troppo chiaro che se Salvini dovesse decidere di scendere in campo, ogni loro speranza sarebbe vana.
Ecco, oggi l’alternativa a Pisapia passa per forze di cose da Matteo Salvini. Sia che si candidi, sia che non lo faccia. Salvini è l’unico punto di riferimento chiaro per contenuti e prospettive, l’unico perno attorno al quale costruire un’aggregazione coerente e vincente. Tutti gli altri, sono nomi e proclami senza oggi però alcuna sostanza. La sfida per mandare a casa Pisapia consiste nel convincere quella maggioranza di cittadini milanesi (che di sinistra certo non sono) a ritornare a votare per la propria città. Per farlo, è necessario convincerli che c’è un progetto bello e vero. Bisogna spiegargli che cosa abbiamo in mente, come vogliamo trasformare e far ripartire Milano.
Non servono liste di nomi, servono laboratori di proposte innovative. Perché Milano ha la possibilità di essere il traino d’Europa per i prossimi anni, così come è accaduto prima a Berlino, Londra, Parigi, Barcellona. Questa occasione non possiamo lasciarla sfuggire e non possiamo che venga sprecata dall’amministrazione bluff che sta bistrattando Milano da quattro anni a questa parte. Il grande problema che da sempre attanaglia il centrodestra è l’individualismo imperante dei suoi referenti, troppo concentrati agli obbiettivi personali e poco a quelli della collettività. Unica voce fuori dal coro la Lega, non a caso oggi l’interlocutore prediletto dall’elettorato.
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