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SALA DEVE FAR ENTRARE RAMELLI NELLA STORIA DI MILANO MA LA DESTRA DEVE AIUTARLO

Il gesto del sindaco Beppe Sala di andare a commemorare Sergio Ramelli è stato un gesto maturo, saggio, da Sindaco. (In foto, Pisapia che già andò a onorare Ramelli, ndr)

Nonostante le intimidazioni ideologiche, che le sinistre ogni anno in occasione del 29 aprile mettono in atto per ghettizzare la memoria del 17enne (ucciso nel 1975 massacrato a colpi di chiave inglese in testa solo perché di destra) per tenerne nell’angolo il ricordo e escluderlo dalla storia di Milano. La stessa sinistra che ogni anni fa della morte di Davide Cesari (Dax) una bandiera politica invece che un altro (triste) tassello della storia della città.

Sala non ha negato l’omaggio a Ramelli affermando: «Nessuna polemica inutile, io ho realisticamente dichiarato la mia disponibilità ad affrontare con più serenità questa pagina difficile di Milano, perché la città deve andare avanti e dobbiamo farlo per i giovani». Giustissimo. Sala ha anche specificato di non accettare però i saluti romani. Riflessione che contiene una sfida che, oggi, chi commemora Ramelli deve cogliere.

Sala deve capire che per fare di Ramelli & Co. una vicenda che le nuove generazioni affrontino con serenità in modo da andare avanti e averne insegnamento, il Sindaco deve essere il primo ad affrontarla non a titolo personale bensì a titolo istituzionale. La fascia se la deve mettere perché la fascia rappresenta il passaggio fondamentale che oggi manca: ridare alla vicenda di Ramelli la dignità che si merita, quella di pezzo di storia ufficiale e riconosciuto di Milano.

Ma per ottenere questo importante di qualità è necessario che anche chi commemora Ramelli faccia un passo: quello di raccogliere il guanto lanciato da Sala e approfittare della sua disponibilità per dare al ricordo di Sergio una connotazione non politica ma storica. Bisogna dimostrarsi capaci di consegnare Ramelli alla città rinunciando a custodirlo gelosamente. Facendo esattamente il contrario di quel che fa la sinistra con Dax.

E per sancire questo passaggio, a Sala ripropongo un’idea già lanciata lo scorso anno: un grande murales in città per Sergio. Murales perché è arte di strada e dunque il miglior modo per ricordare una storia compiuta sulla strada. Murales ma non come quello fatto per Dax, sfruttato per fomentare odio. Murales come quello per Bobby Sands a Belfast. Un murales positivo che lo sottragga a conflitti e censura e dia come messaggio: Ramelli è parte dell’identità di questa città.

(pubblicato su Affaritaliani.it)

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