Era consuetudine nel corso del XVII secolo che giovani dell’aristocrazia europea scendessero nell’Italia continentale per arricchire la propria cultura attingendo al patrimonio storico, culturale, monumentale ed umano del nostro Paese. In particolare l’arcaico Meridione offriva suggestioni difficilmente riscontrabili altrove. Oggi su quel solco sta passando Vincenzo Sofo, classe 86, milanese di nascita ma calabrese d’origine, come ha sempre voluto rivendicare. Sta girando in lungo e il largo il Mezzogiorno d’Italia per persuadere gli elettori che lui, candidato nella circoscrizione Sud per le Europee del 26 maggio, rappresenti la scommessa vincente per rilanciare questa terra non emulando modelli lontani, ma valorizzando le proprie peculiarità. Anima del laboratorio culturale Il Talebano, considerato tra gli ideologi della Lega versione nazionale, Sofo ha rilasciato un’intervista ad In Terris.
In questo suo tour nel Meridione avverte ancora una certa diffidenza nei confronti della Lega? “Al contrario, sto trovando un’apertura massima nei confronti della Lega, di gran lunga superiore a quanto mi sarei aspettato e di gran lunga superiore a quella che c’è verso il M5s. In questo momento si percepisce chiaramente che il popolo meridionale sta cercando una forza politica affidabile e vede nella Lega l’ultima possibilità per risollevare questa terra: me lo dicono davvero in tanti”.
Quali sono le istanze che maggiormente le vengono avanzate dalla gente che sta incontrando? “Anzitutto il lavoro. E poi le infrastrutture. Ma soprattutto mi stanno esprimendo un netto rifiuto nei confronti di ogni forma di assistenzialismo. Il popolo del Sud ha voglia di essere messo nelle condizioni di potersi attivare in prima persona, di avere le stesse opportunità che si hanno nel Nord Italia e nel resto d’Europa. Per colmare questo divario è necessario riagganciare il Sud con l’Europa. La verità è che fino ad oggi il Sud Italia è stato trattato da Terzo Mondo, da Africa più che da Europa”.
Per riagganciarlo lei ha fatto riferimento all’importanza delle infrastrutture. Penso ai porti del Sud Italia: cosa fare per valorizzarli? “I porti, così come tutto il sistema di trasporti, sono fondamentali. L’Italia, in particolare il Sud, è al centro del Mediterraneo. Questa caratteristica che rende unico il nostro Paese in Europa deve essere valorizzata. Purtroppo sia i porti commerciali sia quelli turistici non sono sviluppati come dovrebbero. È importante farlo soprattutto in questo periodo storico, in cui con la Nuova Via della Seta l’Europa può tornare ad essere al centro del mondo”.
Implementare i traffici commerciali nei nostri porti farebbe concorrenza ai porti del Nord Europa. Può dar fastidio a qualcuno? “Dobbiamo anche fare autocritica. Gli altri Paesi tutelano il loro interesse nazionale, quindi valorizzano i propri asset: fino a ieri noi non l’abbiamo fatto. Se il Sud è in queste condizioni è perché ha avuto una classe dirigente meridionale che, anziché valorizzare l’interesse della collettività, spesso ha sfruttato questi territori per interessi personali. La Lega è qui per ribaltare questa logica. L’obiettivo è fornire al popolo meridionale una classe politica che costruisca un progetto per il Sud, che finora è mancato”.
In un recente comizio, Salvini ha parlato delle elezioni del 26 maggio come di un referendum per avere “un’Europa libera o uno Stato islamico”. È questo il bivio davanti al quale ci troviamo? “Il fallimento del progetto europeo sta nel fatto che ci è stato venduto come fosse una casa comune, ma il problema è che una casa per essere tale ha bisogno di fondamenta. Le fondamenta dell’Europa risiedono nell’identità e nella civiltà. Se noi rinneghiamo questi due elementi, allora non abbiamo dinnanzi a noi alcun futuro, se non soccombendo ad altre civiltà”.
Dopo il 26 maggio, un ipotetico gruppo sovranista quale idea comune proporrebbe sull’immigrazione? L’obiezione che si fa è che il sovranismo è per natura egoista… “Questa è una falsa narrazione. Tutti i sovranisti sono d’accordo sul fatto che l’immigrazione vada fermata. Il problema è che oggi non ci sono sovranisti a capo dei governi dei maggiori Paesi europei, di qui l’ipocrisia per cui si propone l’accoglienza per poi lasciarla tutta in capo dall’Italia. Ciò che mette d’accordo i sovranisti è l’esigenza di un blocco europeo per non far entrare in Europa gli immigrati clandestini”.
A suo avviso quali riforme ai trattati europei sarebbero necessarie? “L’Unione europea ha sottratto sovranità agli Stati nazionali senza creare una sovranità europea. Di fatto, questa è un’Europa che mette in competizione gli Stati membri. Ad esempio sulla concorrenza fiscale. Se invece vogliamo un’Europa solida, deve agire per favorire la cooperazione più che la competizione. Ma questo è solo uno dei problemi che rendono fallimentare il progetto europeo: c’è la difesa dei confini anche economici, ossia la protezione dei mercati interni, la redistribuzione della ricchezza. Se abbiamo meccanismi monetari che favoriscono alcuni Paesi piuttosto che altri, è giusto pensare anche a redistribuire questo vantaggio”.
Ogni riferimento alla Germania non è casuale… “Oggi la Germania e i Paesi che gravitano attorno ad essa sono avvantaggiati, a discapito dell’Europa mediterranea. La stessa alleanza franco-tedesca avvantaggia solo la Germania: non è un caso che in Francia ci siano da mesi i gilet gialli, perché di fatto Macron ha reso il Paese subalterno a Berlino. È giusto osservare queste dinamiche per capire come intervenire per riequilibrare i rapporti di forza”.
A proposito di Francia, con lei in questo tour c’è anche Marion Le Pen, la sua fidanzata: che idea si sta facendo del Sud Italia? “Anche lei ha notato l’accoglienza straordinaria che il popolo del Sud sta avendo nei confronti di Salvini e della Lega. Ma è anche una responsabilità, perché questo attestato di fiducia rappresenta per noi un impegno da rispettare in sede europea”.
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