Il giorno dopo le elezioni amministrative tutti hanno decretato la fine del 5 Stelle, la crisi del Pd e il successo del vecchio centrodestra. A tal proposito Salvini, forte degli ottimi risultati della Lega ha dato il merito di questo successo alla “trazione leghista” mentre Berlusconi ha dichiarato: “Forza Italia si conferma nettamente come il primo partito del centrodestra, sia per numero totale di voti, sia come radicamento territoriale diffuso in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, come dimostrano in particolare i buoni risultati ottenuti in diverse città capoluogo del centro sud, e questo nonostante la penalizzazione legata alla presenza di un grande numero di liste civiche che assorbono l’elettorato di opinione, tipico del nostro Movimento politico”. E nel mentre anche Fratelli d’Italia ha portato a casa un incremento grazie all’ottimo lavoro svolto ultimamente dalla Meloni.
Dunque il centrodestra ha ripreso in mano il mazzo di carte e al nord la Lega è tornata a essere il movimento che detta le regole. Ma Berlusconi risponde picche alle aspirazioni di Salvini a essere leader nazionale dicendo che Noi con Salvini al sud non prende voti mentre Forza Italia soprattutto nella metà bassa del Paese è in ripresa. Berlusconi conta insomma sul fatto che, fino a quando non riuscirà a trovare la formula per radicarsi con almeno un 5% di consensi al centro sud, Salvini non riuscirà a imporsi come candidato Premier.
Questo 5% è riuscito a raggiungerlo Giorgia Meloni, zitta zitta la più vincitrice tra i vincitori avendo ottenuto la crescita più rilevante: alle precedenti amministrative, infatti, Fratelli d’Italia era arrivata a stento al 2%. Un balzo in avanti ottenuto sfruttando lo spazio non ancora occupato da NCS e riempito andando a pescare i “colonnelli” senza casa dei vari territori e dando loro mandato di mettere in piedi da zero il partito che in quei territori era fino a ieri assente, per cercare di compattare attorno a sé un fronte identitario proprio sul modello suggerito a Salvini su Il Talebano. Una crescita che, se continuasse, ridurrebbe i margini di crescita dello stesso Salvini al sud in vista delle elezioni nazionali, con somma gioia di Berlusconi.
Importantissime a questo punto saranno le elezioni regionali siciliane, dove il candidato degli identitari sarà con tutta probabilità Musumeci, uno dei primi referenti territoriali che Il Talebano indicò come “colonnelli” da arruolare per radicarsi nelle nuove regioni e ora corteggiatissimo dai competitor di Salvini. La Sicilia è una regione chiave dello scacchiere nazionale essendo uno dei bacini elettorali più grandi, motivo per cui per il leader del Carroccio è fondamentale riuscire a costruire su quel territorio una pattuglia che riesca davvero a portare i consensi che gli consentirebbero di togliere all’ex Cav lo scettro di unico leader di centrodestra concretamente affermato da Nord a Sud.
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