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Il flop del centrosinistra è una lezione per il centrodestra

Il dato politico uscente dalle primarie del PD a Milano è chiaro: la sinistra non ha saputo far fruttare i suoi 5 anni al governo della città. Pisapia non è riuscito a lasciare in eredità un percorso politico, la sua giunta – della quale Balzani e Majorino erano rappresentanti di lusso – hanno tentato di millantare una buona amministrazione ricevendo 2 di Picche e a Beppe Sala, imposto da Renzi per porre un altro mattone al Partito neodemocristiano della Nazione, ha voltato le spalle persino la base del PD. Il tutto condito da un ulteriore elemento: nonostante le file dei cinesi a pagamento e nonostante rispetto al 2010 vi fossero più seggi disponibili e due giorni per votare, i partecipanti sono stati solo 60.000 contro i 67.000 scorsi.

In sintesi, la sinistra ha chiesto ai milanesi come volevano continuare la stagione di Pisapia, ma i milanesi non si sono filati la sinistra. E la maggior parte di quei pochi che se la sono filata, siccome Renzi gli ha suggerito di votare Sala, per ripicca ha votato gli altri due.

Ma c’è un altro dato: nelle periferie, la sinistra ha preso bastonate sui denti. Chiedere per credere alla Balzani, che nei pressi di Baggio neanche il tempo di iniziare l’incontro e le hanno vomitato addosso imprecazioni gli inquilini delle case popolari. La sinistra dei salotti si è dimenticata la gente normale e la gente normale se n’è ricordata. Da qui deve partire il centrodestra.

Il centrodestra, appunto. Nel 2011 si suicidò riproponendo ai milanesi un sindaco (e una visione di città) che ai milanesi non piaceva. Non piaceva soprattutto a quelli di centrodestra, come dimostra il fatto che Pisapia prese meno voti del candidato di sinistra che la volta prima perse contro la Moratti. Oggi il centrodestra non deve ricommettere l’errore di riproporre ai milanesi quello che hanno già bocciato nel 2011 ma neppure quello che hanno appena bocciato con le primarie PD. Stefano Parisi, a quanto pare destinato a essere lo sfidante di Sala, è certamente un’ottima mossa per sparigliare le carte dei salotti milanesi, che volenti o nolenti pesano molto nelle decisioni sulla città e che stavano convergendo su Sala. Ma il centrodestra deve fare attenzione che non diventi un alter ego di Sala: city manager contro city manger. Perchè il voto poi lo devono dare i cittadini ed è da loro soprattutto che bisogna ricevere la benedizione.

Il ruolo cruciale lo avrà dunque la Lega: riproposizione in piccola scala dei destini nazionali. La sinistra paga lo scotto di essere ben radicata nei salotti ma di aver perso il contatto con la base sociale, poichè anche la sinistra-sinistra è ormai preda di lobbies (vedi Lgbt) autoreferenziali e non rappresentative. Il centrodestra ha invece come traino un movimento che ha la sua forza proprio nel radicamento con il territorio. Se dunque Parisi sarà, dovrà esserlo sulla base di una proposta politica di cuore identitario. E a Salvini, unico politico considerato credibile dalle periferie, toccherà il compito di prendere sotto braccio il candidato sindaco e portarselo casa per casa a sentire l’odore della strada. Quella vera.

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