L’esclusione del partito di Orban dal PPE ha fatto riesumare la vecchia idea della creazione di un unico gruppo sovranista a Bruxelles sbandierata in occasione delle elezioni del 2019 ma che poi non fu mai concretizzata.
Dopo le elezioni europee infatti il partito del premier ungherese preferì accomodarsi tra le file dei moderati popolari europei guidati dalla CDU della Merkel mentre la Lega costruì il gruppo parlamentare sovranista Identità e Democrazia con Marine Le Pen e i tedeschi di AFD ma separato dallo storico gruppo dei conservatori europei del quale invece fanno parte Fratelli d’Italia, gli spagnoli di Vox e i polacchi del PIS.
Solo che la scelta di Orban si è rivelata poco azzeccata poiché subito finito marginalizzato all’interno del PPE tanto da doversi ora cercare una nuova casa all’interno del Parlamento europeo, mentre una parte di Lega da diversi mesi fa pressione su Salvini affinché abbandoni l’alleanza con AFD e Rassemblement National per percorrere una via moderata (possibilmente accasandosi nel PPE) in linea con il nuovo percorso intrapreso entrando nel governo Draghi. L’unica che per il momento ha azzeccato la scelta è stata Giorgia Meloni che, nel frattempo, è stata addirittura eletta a leader del partito europeo ECR, che in Europa mantiene posizioni patriottiche ma riuscendo ad avere un margine d’azione.
Il rilancio da parte di Salvini di un supergruppo sovranista è mirato dunque a tentare giustamente di sfruttare la fuoriuscita di Orban per trovare una via d’uscita alla marginalizzazione subita dal gruppo Identità e Democrazia e alle difficoltà negoziali dell’ingresso nel PPE, riesumando il caro vecchio progetto della grande alleanza delle destre che chi scrive aveva ai tempi sposato con entusiasmo e che sicuramente potrebbe cambiare gli equilibri all’interno del Parlamento Europeo, diventando tale gruppo probabilmente la seconda forza per numero di deputati.
Il problema però è che dal 2019 a oggi lo scenario è cambiato: la Lega ha smesso infatti i panni della forza alternativa, sociale, e patriottica per indossare sempre più quelli del partito liberal-moderato (rispolverando un po’ la sua natura di sindacato territoriale del Nord) che guarda al centro. Cambio di missione che ne ha decretato l’ingresso nel governo Draghi. Scelta che però, seppur legittima, è evidentemente incompatibile con la costruzione di una grande forza di opposizione all’establishment di Bruxelles e che – se non risolta – rischierebbe di far diventare questo nuovo supergruppo una mera operazione di marketing politico senza creare una vera comunione di azione politica. Con il rischio addirittura che diventi un modo per sterilizzare i margini di azione politica di gruppi già esistenti come quello dei conservatori.
Ecco dunque perchè condivido la freddezza con la quale la Meloni fino a oggi ha accolto la proposta. Perchè o Salvini molla Draghi o il supergruppo con Orban rischia di avere come unico risultato ostacolare la crescita del gruppo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia. Facendo un favore proprio a quell’establishment europeo che il supergruppo dovrebbe combattere.
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