La potenza del personaggio Pietrangelo Buttafuoco la si trova tutta qui: cinque giorni che i social parlano di lui, i blog parlano di lui, i giornali parlano di lui. Senza che lui avesse aperto bocca. A ‘Noi con Salvini’ è bastato pronunciare il suo nome per monopolizzare la scena politica siciliana; alla Meloni è bastato pronunciare il suo nome per essere ricoperta di insulti dal popolo di destra. Borghezio, di certo non uno tenero con gli islamici, pur confermando questa sua posizione commentando il caso di questi giorni non ha osato pronunciare il suo nome perchè – saggio lui – va bene l’aspetto propagandistico ma il saraceno siciliano è roba da trattare con i guanti.
Quando nel 2013 Matteo Salvini e Buttafuoco si presentarono insieme per parlare di Islam, la provocazione creata da Il Talebano fu forte: il padano secessionista e il siciliano musulmano che trovano un punto di convergenza per lanciare una battaglia comune, proponendo un fronte identitario trasversale… ossia, per contrastare Roma e Bruxelles, un’alleanza con tutti quelli che ci stanno, con tutti quelli che sostengono il principio dell’autodeterminazione del proprio popolo e della propria terra. In pratica, quello che oggi Salvini (ai tempi non ancora leader della Lega) è riuscito coraggiosamente a compiere, con i risultati che tutti possono vedere in termini di consenso.
Questo fa tremare di paura la Meloni e i suoi colonnelli: perchè pensavano di godere in eterno del monopolio dei temi identitari e ora invece si sono visti spodestati da Salvini e dalla sua Lega. Non hanno più il passpartout per conservare la poltrona (già rimasta troppo a lungo sotto le loro natiche, sfruttando il disegnino della fiamma del Msi). E se Salvini è riuscito a sottrarglielo, una grossa parte di colpa ce l’ha proprio Buttafuoco… uno dei massimi punti di riferimento culturali della cosiddetta Destra che dice: chi vuole un Paese improntato su identità, comunità e appartenenza deve sostenere Salvini e non altri. E lo dice su tutti i giornali, quelli di destra e quelli di sinistra, sfruttando l’autorevolezza trasversale della quale gode e mettendoci la faccia. E pensateci… quanti intellettuali ci metterebbero (ci stanno mettendo) la faccia?
Ovviamente, una Lega che chiede aiuto a Buttafuoco può creare disorientamento a qualche leghista: ma come, un movimento padano che si affida a un terrone? un movimento anti-immigrazione che si affida a un musulmano? Eppure Giafar (alias Buttafuoco) è un valore aggiunto proprio per la loro causa.
Perchè Giafar è quello che sta chiedendo che venga tolta alla Sicilia il privilegio della Regione a Statuto Speciale, mezzo per risucchiar denaro agli altri, invocando o l’indipendenza totale o gli stessi doveri delle altre regioni. Non è forse una battaglia leghista?
Perchè Giafar è quello che sostiene che l’Europa – complice l’ammorbidimento della Chiesa – si sta annientando rinunciando al suo bagaglio di spiritualità e tradizione in favore di un relativismo materialista che sta scardinando tutti i capisaldi sui quali si fondavano le sue radici. Non è forse una battaglia leghista?
Perchè Giafar è quello che invoca il recupero della sovranità politica, economica e sociale sequestrataci dall’Unione Europea, per far risollevare i nostri territori e le nostre genti. Non è forse una battaglia leghista?
Perchè Giafar è quello che sosteneva l’assoluta necessità della riconferma di Zaia in Veneto, regione da salvaguardare rispetto alle scellerate politiche di Renzi e Bruxelles volte a devastare uno dei principali traini d’Italia. Non è forse una battaglia leghista?
Perchè Giafar è quello che si appella alle radici alla storia alla cultura all’identità della propria terra, Sicilia o Lombardia che sia, ognuno recuperando e valorizzando la propria specificità, come motore per la controrivoluzione alla deriva portata avanti dalla cosiddetta Sinistra. Non è forse una battaglia leghista?
Perchè Giafar è quello che dice che, se vogliamo restituirci una speranza, oggi abbiamo bisogno (meridionali inclusi) di Salvini e non di Renzi. Non è forse una battaglia leghista?
Che Giafar sia musulmano non è dunque caratteristica rilevante; figurarsi, pare non esserlo neppure il grado di fede in Dio dei nostri politici, il numero di volte in cui vanno a Messa la domenica o quanto siano in effetti coerenti con i princìpi in cui dicono di credere. Quel che conta è il valore dell’azione concreta che conduce colui che si muove nella sfera pubblica… dove, tra un musulmano buono e un cattolico cattivo, dovrebbe essere preferito sempre il primo. Altrimenti, in Sicilia, ci toccherebbe candidare Totò Riina.
Che Giafar sia musulmano non è caratteristica inficiante neppure in Lega. Perchè – al di là di provocazioni mediatiche – non è battaglia leghista quella contro una religione, bensì quella contro un certo fondamentalismo religioso (che, come spiego qui, fa il paio con il fondamentalismo ateo) e quella contro un fenomeno immigratorio incontrollato. Tutte cose che, come concorda Giafar, minano la prosperità della nostra Europa. Proprio come la mina la nostra deriva occidentalista prostrata al Dio Denaro.
Insomma, a pensarci bene, non c’è leghista più leghista di un terrone.
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