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L’attacco di Casa Pound alla Lega non ha politicamente senso

Casa Pound si è offesa con la Lega perché quest’ultima non la tiene abbastanza in considerazione. Casus belli è la manifestazione del prossimo 8 novembre a Bologna, per la quale Salvini – invece che corteggiare le tartarughe – sta lavorando per tentare di coinvolgere i partiti di centrodestra. Così, il suo portavoce Di Stefano si è scagliato duramente contro il Carroccio.

Che Casa Pound si risenta perché non è abbastanza desiderata, è comprensibile. Che se la prenda per non essere stata calorosamente invitata all’evento, anche. Però qui non stiamo parlando di come fare sentire importante una donna né dell’organizzazione di una festa in casa tra amici. Qui stiamo parlando di politica.

E la manifestazione dell’8 novembre ha un significato politico ben preciso: è una prova di forza della Lega che vuol dimostrare al centrodestra di essere ormai il motore che muove l’elettorato anti Renzi; è un invito della Lega ai partiti di centrodestra affinché si aggreghino nella marcia per abbattere Renzi; è un messaggio di Salvini a Berlusconi affinché la smetta di appoggiare Renzi. Quel che non ha capito Casa Pound, è che tutto ciò serve proprio per mettere un ulteriore mattone al progetto identitario.

Ma per le prove di forza, in politica, servono i numeri. I numeri dicono che l’elettorato non di sinistra oggi vota, oltre alla Lega, Forza Italia e in parte molto minoritaria Fratelli d’Italia e Nuovo CentroDestra. E’ dunque evidente che Salvini, piaccia o no, per diventare referente di quell’elettorato oggi sia costretto a dialogare con quelle realtà. Il che peraltro non implica un tradimento del progetto originario, come ha dimostrato Marine Le Pen che – inglobando anche moderati socialisti ecc. – è riuscita a fare del Front National un grande movimento identitario.

D’altronde Casa Pound è la prima ad avere collaborato in questi mesi con dirigenti della Lega Nord/Noi con Salvini con trascorsi politici molto diversi dal suo (ex An o ex Dc che sia), motivo per cui l’attacco di Di Stefano a Salvini per via della nomina di nuovi referenti a suo dire moderati (vedasi il Sen. Centinaio) risulta fuori luogo e rischia di passare per un’egoistica reazione dovuta alla paura di perdere rendite di posizione.

Realtà militanti come Casa Pound e altre associazioni/movimenti presenti sui territori possono dare un contributo prezioso nell’apporto di idee identitarie e nel lavoro sui territori. Purché si svincolino dalla sindrome da ducismo tipica delle destre, quella che ha fatto sì che un mondo che contava milioni di seguaci si autodistruggesse a causa di continui litigi divisioni campanilismi e orticelli. Se oggi ci sono più movimenti che elettori, è palese che l’approccio che considerato vincente sia in realtà drammaticamente perdente.

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