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LA LIBERAZIONE DI SILVIA ROMANO E IL SOGNO DI ERDOGAN DI ISLAMIZZARE L’AFRICA

Oggi tutti gioiamo per la liberazione di Silvia Romano, la ragazza italiana tenuta prigioniera in Africa per un anno e mezzo e liberata ieri 9 Maggio nei pressi di Mogadiscio, in Somalia. Finalmente si conclude questo capitolo nel migliore dei modi e Silvia potrà tornare a casa per festeggiare la festa della mamma con la sua famiglia.

Tuttavia, è evidente che la liberazione della ragazza non si stata un atto di benevolenza da parte dei criminali somali che la tenevano prigioniera da più di 18 mesi. Fin da subito infatti sono iniziati a trapelare i primi dettagli sulla liberazione di Silvia, uno su tutti: sembra sia stato fondamentale l’intervento dell’intelligence turca. Proprio questo elemento, a mio avviso, merita attenzione più degli altri e richiede un approfondimento più attento.

E’ cosa nota da tempo, ormai, che il presidente turco Erdogan stia portando avanti una strategia imperialistica in Africa. Negli ultimi tempi, infatti, non solo ha appoggiato militarmente Al Serraj in Libia, ma ha anche investito molto in infrastrutture in Somalia trasferendo sul territorio anche ufficiali turchi per addestrare i militari locali, inoltre proprio sulle coste somale ha avviato operazioni per la ricerca e l’estrazione del petrolio.

L’Idea di Erdogan è chiara: ricostituire quello che fu l’impero ottomano. Basti pensare che le mire turche in Somalia hanno radici profonde che risalgono sino al Medioevo quando l’alleanza tra questi due popoli fu decisiva nella guerra tra Ajuran e Portogallo.

Oggi Erdogan vede l’Africa come un territorio in cui insinuarsi non solo economicamente e militarmente, ma anche e soprattutto dal punto di vista ideologico e religioso, tanto che le ONG turche Iddef International, Ribat Foundation e Idea hanno come scopo principale proprio il supporto dell’educazione islamica in Africa. Una posizione diametralmente opposta a quella della Cina, anch’essa interessata all’Africa che vede come una terra di conquista e di sfruttamento economico.

Nei siti web di queste associazioni si trovano video inquietanti di bambini africani a cui, negli orfanotrofi e nelle scuole gestite dalle organizzazioni turche, vengono insegnate preghiere in favore dell’esercito turco impegnato nell’aggressione ai danni del popolo curdo a Idilib. Preghiere accompagnate da scritte come “possa Allah far vincere la Turchia, la nazione di Maometto”, rintracciabili in tutta Africa dal Burkina Faso alla Guinea, dall’Etiopia alla Nigeria, quest’ultima nazione identificata da Al Quaeda proprio come il fulcro per l’islamizzazione dell’Africa.

Pare quindi che il vero intento di Erdogan sia quello di creare in Africa un vera e propria rete di islamisti per i quali la Turchia rappresenta l’unica salvezza per il mondo musulmano. L’obiettivo di Erdogan, quindi, non è né economico nè militare, ma è religioso. L’Europa dei diritti e della solidarietà avrà il coraggio di opporsi alla conquista dell’Africa da parte della Turchia?

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