Tre anni fa spiegammo che lo strappo tra Berlusconi e Alfano era l’avvio di una strategia di medio-lungo termine da parte dell’ex Cav per la realizzazione del vero grande obiettivo: la nascita di una nuova “Democrazia Cristiana”, una grande balena bianca in grado di occupare stabilmente il centro dello scacchiere politico italiano e dunque il potere. Da lì in poi, l’avvento di Renzi, il primo Patto del Nazareno, la sfida milanese Sala-Parisi e via dicendo sono stati tutti passaggi per raggiungere questo obiettivo.
A dicembre spiegammo che la sconfitta referendaria era in realtà per Renzi una vittoria, ponendo l’ex premier (nato nella Democrazia Cristiana) nelle condizioni di avviare un processo di espulsione della parte sinistra del Pd e prendere saldamente in mano le redini del partito e traghettarlo senza opposizioni interne verso un collocamento politico più di centro.
Oggi la fotografia della politica italiana ci mostra l’arrivo della nuova balena bianca: Renzi ha mandato fuori la sinistra del Pd, Berlusconi ha tracciato un solco netto di separazione con le istanze identitarie, i due si sono messi a cucire una nuova legge elettorale che faccia fuori i piccoli partiti (soprattutto i residuali referenti della vecchia DC) e che crei l’instabilità di risultato elettorale necessaria a giustificare la successiva alleanza governativa Pd-Fi.
Ma la nuova legge elettorale è un’opportunità anche per Salvini e gli identitari: sancirebbe infatti il passaggio dallo schema bipolare a quello tripolare. E se a sinistra il 5 Stelle per diventare punto di riferimento indiscusso dell’opposizione dovrebbe scontrarsi con gli ex Pd, a destra la Lega si ritroverebbe in mano tutto uno spazio che Berlusconi lascerà libero. E, a differenza che a sinistra, in questo caso i rapporti con Fratelli d’Italia consentirebbero non una faida ma un progetto comune. E, con il recente congresso, Salvini si è messo in tasca un mandato insindacabile che gli consente di poter compiere senza troppi freni le strategie necessarie per riempire definitivamente questo vuoto.
Ecco perchè il lavoro che la destra italiana oggi deve fare è rafforzare Salvini affinchè al prossimo giro riesca a portare in Parlamento il più alto numero possibile di parlamentari, così da ostacolare la formazione di una maggioranza “Renzusconi” e – anche qualora riuscissero a comporla ugualmente – sfruttare il definitivo abbandono del centrodestra da parte di Berlusconi per sostituire il vecchio centrodestra con un nuovo grande fronte identitario in grado di sfidare la leadership dell’Italia ai neodemocristiani al giro successivo, quando “Renzusconi” per compiacere l’Ue avrà inferto gli ennesimi colpi al Paese e l’ex Cav in pensione lascerà orfana una gran bella fetta elettorale.
Per farlo, però, occorre fin da subito selezionare una classe dirigente che sappia portare sui territori un valore aggiunto personale che aumenti e integri il consenso personale di Salvini e che possa essere – fin dall’inizio della probabile opposizione alla maggioranza “Renzusconi” – proposta come apprezzata alternativa di governo.
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