top of page

Salvini, il doppio partito è una trappola: la soluzione è una destra ispirata a Miglio

  • vincenzosofo
  • 14 set 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

Il tema politico di questi giorni è che cosa farà Salvini, vista la situazione che si è creata fuori e dentro la Lega. Fuori è successo che Berlusconi, sguinzagliando Parisi, è riuscito a depotenziare Salvini dapprima facendolo inciampare alle elezioni amministrative per poter dire che non è vincente e poi mettendogli lo stesso Parisi come antagonista a livello nazionale per poter dire che non è l’unica figura emergente alternativa a Renzi. Dentro è successo che a seguito della delusione delle elezioni amministrative, una parte di Lega si è scagliata contro il nuovo progetto salviniano additandolo – appunto – di non essere vincente e invocando un ritorno alla vecchia maniera.

Salvini dunque ora si ritrova con:

  1. Parisi/Berlusconi che si stanno spingendo sempre più verso il centro invocando la costruzione di un fronte di centrodestra moderato che escluda l’ala “populista”;

  2. Fratelli d’Italia che, non essendo mai sbocciata l’alleanza con la Lega in qualcosa di concreto ed avendo preso anch’essa una batosta alle ultime elezioni, ora è perplessa sul lasciare l’ala protettiva di Silvio rischiando l’isolamento;

  3. Il fronte governativo leghista che vuole evitare la piega lepenista per non rischiare restare isolato e finire opposizione nei territori che invece al momento governa;

  4. Una buona fetta di militanti che vorrebbero abbandonare Noi con Salvini per tornare a esser presenti solo nel Nord.

Di fronte a questa situazione, Salvini ha risposto con un’idea: il doppio partito. Ossia abbandonare NCS (visti gli scarsi risultati), lasciare la Lega solo al Nord e promuovere la costituzione di un movimento al sud che sia speculare alla Lega (dunque a vocazione autonomista e non nazionalista), guidato da un’altra persona e che poi si federi alla Lega. Salvini infatti sa che per potersi proporre come leader della coalizione deve mettersi alla testa di un movimento che sia presente in modo significativo in tutta Italia, ma sa anche che la base leghista difficilmente gli perdonerebbe una trasformazione della Lega in chiave nazionalista.

L’idea del doppio partito però presenta i seguenti grossi problemi:

  1. L’esistenza di due partiti distinti per un unico progetto e con un unico leader ha già creato confusione sia in Lega sia fuori (difficile creare un collante mantenendo un modello da “separati in casa”);

  2. La non riuscita del progetto Noi con Salvini ha già spento al centrosud gli entusiasmiper un progetto basato sul doppio partito (da questo modello la gente che si era avvicinata si è allontanata, difficile ora farla tornare);

  3. Favorendo la nascita di un partito gemello con un altro leader, Salvini finirebbe per autocrearsi un competitor (se uno riesce a costruire in autonomia un partito in stile Lega in tutto il centrosud, difficile che poi accetti di mettersi sotto Salvini invece che proporsi lui stesso come leader).

Quest’ultima, speranza cara a Berlusconi il quale non vede l’ora di rimettere Salvini in condizione di subalternità, proprio come fatto con Fini, in modo da fagocitarne il partito che rappresenta.

La soluzione migliore invece Salvini ce l’ha in casa: si chiama Gianfranco Miglio. Ovvero quello che era il progetto iniziale, la cosiddetta “Lega delle Patrie”. Ossia una Lega estesa su tutto il territorio nazionale, non però alla stregua di un partito nazionalista bensì come federazione di istanze territoriali unite per portare avanti un progetto che davvero possa essere alternativo allo status quo: un’Italia non centralista alla renziana maniera, ma che sia basata sulle macroregioni, sull’autonomia e la sovranità dei territori che – ognuno con le sue specificità – la compongono. Ossia il progetto che era riuscito ad attirare l’attenzione dell’elettorato “identitario” non solo a Nord ma in tutta Italia, facendo di Salvini i,l leader in grado di unire mondi che sembravano inconciliabili.

Comments


bottom of page