top of page
  • vincenzosofo

Scontro tra inciviltà

Aggiornamento: 5 mag 2021

Dodici morti che pesano come un macigno sull’Europa. Dodici morti scannati a colpi di kalashnikov, per mettere in ginocchio la Francia e l’Europa, con buona pace delle famiglie che i loro morti se li sono pure dovuti vedere freddati in tv. Ieri è stato il giorno della grida di indignazione e delle reazioni di pancia o, per i più raffinati, delle elucubrazioni complottiste. Oggi tocca però interrogarsi e riflettere, perchè quanto accaduto in Francia è preoccupante per davvero, fosse solo per il fatto che – storicamente – la Francia è anticipatrice di quanto accade nel vecchio continente.

Che ci piaccia o no, viviamo oggi nel paese Mondo. Un sistema globale dove tutto arriva dappertutto, tutto è connesso con tutto e la comunicazione vince su tutto. Tutto è di tutti ma questo non significa che tutto venga assimilato da tutti nello stesso modo. Tradotto: abbiamo la possibilità di far arrivare un messaggio dall’altra parte del mondo, ma non abbiamo ancora fatto i conti con l’idea che – in quella parte di mondo – non ci sia il codice giusto per decifrare quel messaggio come pensiamo. Paese che vai, usanza che trovi, si dice. Un detto così banale che però racchiude in sé tutta la potenza della diversità tra culture.

È in atto uno scontro tra civiltà. O meglio, tra inciviltà. Scontro tra le due culture che da sempre hanno avuto più difficoltà di relazione e che andando avanti stanno rendendo sempre più complicato il contatto, intraprendendo ognuna a suo modo una deriva. I fatti di Parigi ne sono l’esempio: da un lato l’esaltazione della libertà (di satira) a diritto assoluto anche a costo di venir meno al rispetto (per un credo); dall’altro l’esaltazione di una rivendicazione per cui si può sparare in testa ad una persona in nome di un dio offeso. Due attitudini non paragonabili dal punto di vista del risultato visto ieri, ma che ben fanno comprendere come le culture abbiano un problema di convivenza con la globalizzazione.

È questo aspetto a mandare in tilt tutti nella nostra Europa assopita: i multiculturalisti devono fare i conti con la donna che indossa il velo, gli immigrazionisti con periferie messe a ferro e fuoco, i libertari con chi considera peccato capitale sfottere il suo profeta, i fallaciani con i risultati di decenni di neoimperialismo, i guerrasantisti con una identità propria che non esiste più.

Il problema non è l’Islam in sé, ma la sua declinazione all’interno della nostra società. Ossia, come inserire una civiltà forte, “aggressiva”, vitale, che esalta il senso del sacro, la famiglia, la spiritualità nel mezzo di una civiltà ormai debole, moscia, spenta, che esalta la blasfemia, l’individuo, la materialità. Non si tratta più di un contatto tra due culture diverse, bensì tra due culture che non si capiscono proprio, che hanno degli opposti presupposti. Una è il male assoluto dell’altra.

Il problema non è neppure l’immigrazione in sé, bensì la sua assimilazione all’interno della società. Tutti parlano di integrazione, ma come è possibile integrare una realtà esterna in un contesto che ormai non riesce a tenere insieme neppure i propri componenti? Davvero parliamo di integrazione in città nelle quali neanche i vicini di casa si sono integrati tra loro? Il dialogo presuppone contatto. Ma il contatto è proprio ciò che abbiamo eliminato dalla nostra società.

Il vero problema è che non vi è uno scontro tra civiltà, per il semplice fatto che da una delle due parti non c’è più una civiltà ma una aggregazione di singoli. È l’individuo occidentale contro la civiltà islamica. Non c’è via di scampo finchè l’Europa non provvederà a ripristinare al suo interno una vita basata sulla comunità. Questa è l’unica forma di società che permette di sviluppare un’appartenenza, un’identità, una consapevolezza e una forza in grado di poter affrontare qualsiasi incontro.

La psicologia della folla insegna che è nella natura dell’individuo rafforzarsi nel coraggio e nella bestialità quando si sente parte di una massa, quando si sente in superiorità numerica, quando annusa la debolezza di chi gli sta di fronte. Non è un caso che i pestaggi più turpi avvengano sempre in condizioni di molti contro uno, mentre i duelli hanno sempre mantenuto un sottofondo di rispetto. Oggi l’Islam è presente in Europa in massa, si sente in superiorità numerica, annusa la nostra debolezza. L’animale, anche se buono, quando percepisce la tua paura si agita si sente minacciato e aggredisce. In fondo, non è tanto diverso da quel che noi abbiamo fatto nelle loro terre. Anche se teniamo maggiormente ai nostri morti.

(del 8 gennaio 2015)

0 commenti
bottom of page