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SUGGERIMENTI A SALVINI PER EVITARE DI FARSI INTRAPPOLARE

Poco tempo fa su Il Talebano pubblicavamo un pezzo intitolato “Silvio vuole fottere Salvini?“. Dopo pochi giorni, sui giornali sono iniziate a emergere le indiscrezioni sull’insofferenza del Cavaliere nei confronti del nuovo leader anti-Renzi. Bene, siccome abbiamo il naso da tartufo, proviamo a dare al nostro Matteo due dritte per evitare che il Berlusca riesca nel suo intento.

Premessa: chi vuole la fine di Renzi, non può oggi pensare di fare a meno di Salvini. Stiamo in fondo parlando di uno che da solo è riuscito a restituire linfa vitale a un mondo politico uscito con le ossa (e l’umore) a pezzi dal ventennio berlusconiano. E in una politica tutta storytelling social e digitale, l’unico in grado a tener testa a Renzi è proprio Salvini.

Se il Matteo padano è riuscito a conquistarsi questo ruolo, chi si è reso disponibile a seguirlo (l’elettorato dei sondaggi) vuole però adesso capire quale sarà il percorso. Il che impone qualche conto con la realtà: i numeri oggi dicono che il Pd ha in tasca un 30-35% di consensi mentre la Lega con il 15% è il primo movimento di ‘centrodestra’. Ma non il primo partito dopo Renzi, perchè quel che molti si stanno dimenticando è Grillo al 26-28%.

Se Salvini vuol dunque affermarsi definitivamente come il punto di riferimento nazionale per un governo alternativo, deve innanzitutto studiare come superare i 5 Stelle. Per farlo è costretto a sedersi al tavolo del cosiddetto centrodestra (Forza Italia all’11% e Fratelli d’Italia al 3,5% e (forse) NCD), ma deve tener conto di una delle leggi non scritte più infallibili di sempre: in politica, la sommatoria delle percentuali non funziona quasi mai. Ce lo insegna ad esempio quel genio di Gianfranco Fini che, per cercare di toccare quota 20%, ai tempi alleò la sua Alleanza Nazionale al 15% con il Patto Segni che aveva un 3/4%… risultato: un misero 12 per cento. Roba da fare impazzire qualsiasi calcolatrice.

La verità è che, chi oggi vota Salvini, si butta su di lui proprio perchè rappresenta una rottura rispetto a Berlusconi. Ma se la vittoria del primo significa la fine del secondo, perchè mai il secondo dovrebbe far sì che accada? Difficilmente dunque Salvini può rappresentare una figura di sintesi di centrodestra, essendo la speranza di rottamazione del centrodestra per qualcosa di nuovo; il che richiede però una prospettiva di medio termine. Anche perchè, diciamocelo, nel breve abbattere Renzi non è mica facile, ha le spalle ben coperte.

Salvini deve dunque riuscire a ragionare su due livelli: il primo è quello appena scritto; il secondo è favorire – nel mentre – la ricomposizione di una coalizione compatta contro il governo attuale. Magari trovando dentro il suo movimento un’altra figura che sia accettata come collante trasversale. Così mentre uno lavora per evitare lo sfaldamento dell’elettorato (non dei partiti) di centrodestra, l’altro può lavorare per presentare a questo elettorato una nuova offerta che sostituisca la vecchia.

Anche perchè, in questo percorso, ci sono degli appuntamenti che potrebbero risultare determinanti per accorciare o allungare la vita di Renzi: le elezioni amministrative del prossimo anno, a Milano sicuro, a Roma probabile, in Sicilia magari. La prima è quella assolutamente essenziale da vincere poichè è sempre Milano a determinare gli equilibri nazionali. E allora, perchè no, la capitale economica potrebbe essere per Salvini il terreno sul quale imporre la propria leadership. Scongiurando, in tutte questi giochi, il rischio di ritrovarsi senza nulla in mano.

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