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Riforma MES: la nuova Troika che uccide l’Italia con i soldi degli italiani

Il MES è quella cosa che durante la CRISI GRECA ha imposto agli ellenici l’AUSTERITY in cambio di 200 miliardi di euro, dei quali però il 95% è finito nelle tasche delle banche tedesche e francesi e solo il 5% al popolo greco.

Ora CONTE cerca di nascosto di aiutare l’UE a cambiare il Mes creando una nuova TROIKA più feroce che colpirebbe l’ITALIA: così ci ritroveremmo a finanziare con 14 miliardi (siamo i terzi contribuenti d’Europa) un arma per ucciderci.

Criticità della riforma dal punto di vista dell’Italia

(estratto da Money.it)

Il MES è nato nel 2012 a sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria. E’ di fatto il fondo monetario dell’Unione Europa con l’obiettivo di dare sostegno ai Paesi componenti in caso di crisi finanziaria e rischio default. Proprio come la Troika ad Atene, l’UE interviene con aiuti finanziari in cambio dell’attuazione di un programma dalle due riforme strutturali.

Le nuove condizioni per accedere al MES previste dalla riforma, non ancora ufficializzata, non faranno altro che inasprirsi ulteriormente, rendendo assai difficile poter accedere al programma di aiuti. La novità non è la possibilità di ristrutturare un debito ma l’idea che la ristrutturazione sia presupposto preventivo. A premere in questo senso è stata soprattutto la Germania assieme ad altri Paesi del Nord Europa. La proposta nasce dalla considerazione che le regole formali non hanno funzionato e alcuni Paesi hanno continuato ad accumulare debiti.

Complessivamente la riforma riguarda l’Italia, Paese con lo spread più alto che per ora non ha creato le condizioni per ridurre il debito. Le organizzazioni internazionali e i mercati hanno smesso di credere alle promesse di intervento rimaste ancora disattese.

Il 70% del debito del Belpaese è detenuto da operatori residenti. La ristrutturazione sarebbe “una calamità immensa” e determinerebbe impoverimento della popolazione, fallimenti bancari, disoccupazione, distruzione dei risparmi. Un duro colpo per i risparmiatori che hanno dato fiducia allo Stato comprando titoli del debito pubblico.

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